Abstract
Mario, figlio di una lavandaia, sposa sin da ragazzo la lotta proletaria. Per il suo attivismo politico finisce sotto il torchio del Tribunale speciale e nel 1930 viene incarcerato per colpe che non conosciamo. Nel 1936 evade, lascia l'Italia e si rifugia in Francia, spostandosi da una località all'altra. Scrive soprattutto alla madre Anita, preoccupandosi di inviarle qualche sofferta rimessa sottratta ai guadagni risicati dei suoi lavori saltuari. Le sue lettere contengono sempre generose parole di rassicurazione: Mario si sforza infatti di nascondere la dura realtà della sua condizione, per regalare alla famiglia l'illusione che stia vivendo una vita dignitosa. Un'architettura di bugie scritte a fin di bene, che Anita scopre all'indomani della morte del figlio, avvenuta il 6 aprile 1942 in località sconosciuta e per una malattia ignota, grazie ai racconti dei pochi amici che lo hanno accudito fino alla fine.
In: https://www.idiariraccontano.org/autore/mario-ponzi/
Tipologia testuale
Epistolario
Consistenza
50 p.
Natura del testo in sede
Originale autografo: 1
Dattiloscritto: 4
Fotocopia originale: 1
Formato Digitale: 1
Allegati
Fotografie
Tempo della scrittura
1939 -1942
Estremi cronologici
1939 -1942
Provenienza geografica
Parma
Soggetti
Parole chiave
Luoghi del racconto
Anno
2017
Premio Pieve
Finalista
Collocazione
E/17
Sezione
Conc/17