Abstract
L'autore è un noto storico dell'arte e museologo, esponente culturale di rilievo fino alla prima metà del Novecento. Federico dedica una prima metà dei suoi scritti al ricordo del periodi giovanile trascorso a Roma a studiare filologia e storia dell'arte, a coltivare passatempi spensierati e amicizie colte e talvolta sorprendenti. Nel 1900, nel corso di alcuni restauri a Santa Cecilia in Trastevere, emerge un grande affresco duecentesco che Federico riconosce e attribuisce a Pietro Cavallini. Come emerge dal diario, la scoperta del Giudizio Universale di Santa Cecilia si rivela un avvenimento determinante per la vita e gli studi di Federico. Dai primi del Novecento diventa funzionario delle Belle Arti e assume incarichi di rilievo, fino a divenire direttore della Galleria nazionale nel 1908, poi soprintendente alle gallerie e musei del Lazio. In questa veste intraprende quella che diventa la missione di una vita: l'allestimento museale e il restauro di Palazzo di Venezia. Ma dopo una serie di iniziative e successi sulla sua strada trova un imprevisto e un uomo inatteso: nell'estate del 1929 Mussolini decide di porre lì la sua residenza. Così inizia la lunga disavventura del "museo negato" di Palazzo Venezia, che culminerà con la fine della Seconda Guerra Mondiale, Nonostante gli sforzi profusi nel periodo bellico per preservare il patrimonio artistico dai saccheggi, Hermanin sarà additato come elemento vicino al regime e messo in condizioni di lasciare i suoi incarichi.
Tipologia testuale
Memoria
Tipologia secondaria
Diario
Consistenza
63 p.
Natura del testo in sede
Dattiloscritto: 2
Tempo della scrittura
1880 -1950
Estremi cronologici
1880 -1950
Provenienza geografica
Bari
Soggetti
Parole chiave
Personaggi straordinari
Luoghi del racconto
Anno
2021
Premio Pieve
Finalista
Collocazione
MP/21
Sezione
Conc/2021