Un pensionato ricorda gli anni della giovinezza, dal paese natale al trasferimento in una grande città, seguito dalla partecipazione alla prima guerra mondiale. Il ritorno alla normalità permette al ragazzo, fattosi uomo, di intraprendere una brillante carriera lavorativa che si accompagnerà a un felice matrimonio.
Diari tenuti per settanta anni da un colto albergatore fiorentino che, reduce della Grande guerra, aveva subito il fascino di Mussolini e, nel 1940, parte volontario per l'Africa Orientale, dove finirà prigioniero degli inglesi. A cinquant'anni, il ritorno alla vita civile: gli alberghi da lui diretti, l'acquisto della casa, l'alluvione di Firenze, le gioie e i lutti famigliari. Infine, la degenza presso una casa di riposo.
Estremi cronologici
1915
-1984
Tempo della scrittura
1915
-1984
Tipologia testuale
Diario
Tipologia secondaria
Memoria
zibaldone
Natura del testo in sede
Originale autografo: 1
Fotocopia originale: 4
Fotografie
Ha quindici anni quando parte volontario da Trieste per partecipare con D'Annunzio all'impresa di Fiume. Da lì scrive a casa fiero dei suoi ideali, deluso dal governo italiano, pieno di disapprovazione per chi è rimasto a casa. Ma chiede anche pacchi e libri per continuare a studiare e dare gli esami. Si interessa della famiglia, soprattutto della salute del padre.
La Grande Guerra vissuta da un ragazzo nato nel 1899: dalle retrovie alle prime linee, sino alla battaglia di Vittorio Veneto combattuta negli Arditi. Dopo la parentesi libica, rientrato in Italia, si arruola come volontario tra i legionari che hanno seguito Gabriele D'Annunzio nell'impresa di Fiume, sino al congedo.
Militare per vocazione, l'autore, dopo un breve racconto della sua infanzia e adolescenza, scrive della sua partecipazione alla guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale, del dramma della ritirata di Caporetto e della gioia della vittoria, ma anche della sua amarezza per le ostilità delle popolazioni slave "liberate" e per l'anarchia del dopoguerra.