Memorie di un reduce dalla campagnia in Russia, durante la Seconda guerra mondiale: la partenza per il fronte avviene nel 1942, tra paure e incognite. Nel gennaio del 1943 inizia la ritirata, che prosegue tra confusione, stanchezza e freddo, subendo inoltre molti attacchi da parte dell'esercito sovietico. Fatto prigioniero, viene portato in vari lager, a Tambov, in Siberia e in Usbekistan, dove lavora nelle piantagioni di cotone e dove si ammala per le pessime condizioni di vita. Alla fine della guerra, sopravvissuto a fame, freddo, malattie, viene liberato e dopo un lungo viaggio ritorna in Italia.
Un giovane aretino, richiamato alle armi nel giugno 1915, ricorda gli spostamenti del suo Reggimento, impegnato nelle operazioni militari sul fronte dell'Isonzo: dopo la disfatta di Caporetto scappa dalle zone invase, passa ilTagliamento, arriva fino al Piave e torna a casa nel gennaio del 1918.
L'autore nel maggio del 1943 scrive il diario della ritirata dal Fronte Russo. Annota gli spostamenti, la fame, il freddo, la mancanza di mezzi di trasporto, i bombardamenti e la fortuna di trovare opportuni ricoveri che l'hanno mantenuto in vita. Mesi trascorsi in condizioni di estremo disagio, percorrendo lunghi tragitti a piedi o in convogli strapieni di militari, stanco e malnutrito. Il 6 maggio del 1943 finalmente varca il confine italiano.