Afflitta da bulimia, una studentessa si sforza di uscirne: racconta in un diario le cure affrontate con l'aiuto della neuropsichiatria e le prime esperienze della sua vita sentimentale e di studio.
Una studentessa di Pordenone, giunta alla pubertà, sviluppa un senso di inadeguatezza del proprio corpo. Ne segue l'anoressia, poi, scoperte le proprietà antidepressive del cibo, una ricerca spasmodica di mangiare per poi vomitare: la bulimia. Dai quattordici anni ai trenta, il racconto di una lotta che coinvolge tutta una famiglia e rivela la fragilità emotiva di una ragazza che, in molti viaggi e avventure d'amore, rimane sempre smarrita in se stessa.
L'io problematico di una ragazza calabrese, trasferitasi nella capitale, che, dopo la morte della madre, ricerca costantemente un'identità personale, approfondendo la conoscenza di sè attraverso studi di psicologia e una breve terapia d'analisi. Reagisce al nuovo matrimonio del padre andando a vivere con i nonni materni.
Viaggio a ritroso per cercare le cause della propria malattia (anoressia - bulimia) e per recuperare il passato contrassegnato da solitudine e mancanza di affetto. L'impatto linguistico è moderno e ricco di riferimenti all'oralità.
L'osservazione impietosa, tesa e ossessiva, compiuta su se stessa da una ragazza malata di anoressia e bulimia. In un diario indirizzato a un corrispondente immaginario il suo "star male per farsi voler bene" è lo specchio di un equilibrio fragile, ancora da trovare.
Due anni di vita di un anoressico, mentre si sta curando in clinica e a casa, con lo sforzo di reinserirsi in famiglia e nel mondo della musica, frequentando anche una scuola per diventare musico-terapista.