Un giovane di trent'anni assiste la madre colpita da un ictus, curandola con grande affetto e con il desiderio di restituirle ciò che lei ha fatto per lui, negli anni della sua crescita. La scrittura del racconto relativo a questa vicenda è stimolata da un'amica che lo consiglia e aiuta nell'opera, come una madre.
Viaggio nel mio ICTUS - Invalido è bello, ma da seduti
Franca Rebaudengo
Colpita da un ictus, a cinquant'anni, una donna vive una lunga degenza in vari ospedali, da Crotone a Torino, e descrive il cammino verso la riabilitazione che la porterà pian piano a riacquistare una certa autonomia, fino a guidare la macchina e a riprendere il lavoro.
Dietro consiglio dei medici, una casalinga che aveva la passione del canto, scrive una sorta di diario per riattivare l'uso della mano destra dopo un ictus cerebrale: e annota i cibi, le telefonate, le visite, la televisione, le preghiere, le faccende di casa e le messe a cui assiste.
Otto anni vissuti a fianco dei genitori malati: le case di riposo, gli ospedali, le cure, il bisogno di capire fino in fondo il mondo degli anziani costretti ad una profonda solitudine e vittime dell'incomprensione. In appendice, uno stralcio del diario dell'autore che narra anche della sua attività come funzionario di banca.
Nel 1947 una giovane insegnante si sposa con un dirigente scolastico. Ma dopo i primi dodici anni il loro rapporto si incrina: quel marito diviene troppo autoritario e lei ne soffre profondamente. Rimangono comunque insieme, pur non ritrovando l'antica sintonia. Ma chi ne soffre è la figlia, che lascia la famiglia, si sposa, va a vivere in un altro continente. Morto il marito, l'autrice cerca di instaurare un rapporto sereno con la figlia.