L'autrice rievoca la storia della sua famiglia dal 1850 circa al 1967, soffermandosi soprattutto sulla sua infanzia e sulla figura dei genitori, che oberati dal lavoro nei campi non riescono a dare alla figlia l'affetto di cui ha bisogno. Per studiare è costretta ad andare in collegio, fino ai 22 anni, quando decide di lavorare come domestica.
L'autrice narra la sua vita trascorsa prima a Verona in una famiglia numerosa e complessa, poi a Padova quando, studentessa universitaria, ha i primi rapporti sentimentali. Di seguito la conoscenza della sofferenza e del dolore per la perdita delle persone amate e il desiderio di trovare una stabilità interiore attraverso il lavoro e l'attività teatrale.
Un giovane genovese vissuto per anni in una comunità annota in un diario i suoi pensieri, le sue giornate, le paure per il futuro e le fragilità. Ripete anche le esortazioni dei vari operatori psicologici che lo seguono. Lo scritto è lo specchio di un percorso di maturazione esistenziale di un ragazzo con fragilità.
Chiara ha 18 anni ma attraverso le pagine del suo diario traccia un bilancio già definitivo della sua vita. Resta solo la scrittura per lei, a cui aggrapparsi perché forse qualcosa si è rotto negli anni dell'adolescenza, forse nella storia della sua famiglia, forse con la malattia del padre. Si aprono le porte degli ospedali psichiatrici, delle comunità, delle case famiglia. Continua nel frattempo a studiare, tra un ricovero e l'altro si procura qualche lavoretto. Ma quello che conta o sente fuggire, l'affetto delle persone che la circondano. Muore nel 2013.
L'autrice inizia a scrivere il diario nel 1967 mentre sta attraversando un periodo di grandi insicurezze e di disagio personale. Il ragazzo che sta frequentando non le da' affidamento, soffre di una lieve forma di depressione e vorrebbe incontrare la persona giusta per formarsi una famiglia sua. Ciò arriverà tardi, quando sposerà un uomo separato con due figli. conosciuto anni addietro. I primi anni di matrimonio sono difficili ma poi le differenze si smussano e i due sposi trovano una migliore intesa.