Interessante spaccato degli anni '80, visti nell'ottica del ceto impiegatizio del tempo: il lavoro pubblico, spesso non gratificante, le relazioni familiari e interpersonali, spesso deludenti, gli interessi e gli svaghi propri di quello specifico contesto socio-culturale, che lo stesso autore definisce "civiltà impiegatizia e consumistica", vengono descritti minuziosamente e con dovizia di particolari regalandoci un intrigante affresco di quel mondo e di quel modo di vivere.
Un'infanzia non facile, sia per la povertà che per le difficoltà negli affetti, è la molla che induce l'autrice a impegnarsi nello studio e nel lavoro: giovanissima andrà a perfezionare il suo tedesco a Monaco di Baviera e troverà poi, nella Milano del boom economico, la soluzione alle problematiche economiche della sua famiglia.
Nata negli U.S.A. e rientrata piccolissima in Italia con i genitori, cresce nel veronese, in un paese di cui il padre diventerà sindaco di area socialista. Con l'avvento del fascismo la famiglia subisce minacce e scampa miracolosamente all'incendio della propria casa dovuto ad un'azione squadrista. Diciottenne, decide di tornare in America dove si realizzerà affettivamente e professionalmente.
Ricordi di infanzia, di guerra e, soprattutto, di lavoro. Per lavorare, Arrigo si sposta sia all'interno del Paese che all'estero, in Svizzera, dove poi si stabilirà, ma anche in Francia, con un infelice tentativo di espatrio clandestino che non andrà a buon fine, regalandoci, con il suo scritto, un piccolo prezioso spaccato delle attività e dei vissuti dei nostri emigrati nonché del loro attaccamento alla famiglia ed al nostro Paese.