Un uomo ricorda brevemente la propria esperienza militare durante la Seconda guerra mondiale. Inviato sul fronte russo, si ammala e viene rimpatriato e anche nei mesi successivi continua ad avere frequenti problemi di salute.
Un toscano nato subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale racconta la sua vita a partire dagli anni dell'infanzia. Figlio di un dirigente del PCI, si impegna in politica fin da giovane nel medesimo partito del padre e nel corso degli anni ricopre numerosi ruoli dirigenziali. Il suo ingresso nel mondo del lavoro avviene in fabbrica, poi opera in diversi settori professionali. Frequenta la scuola di partito, svolge attività politica soprattutto nella sua area geografica, stabilisce relazioni coi principali esponenti di Botteghe Oscure e viaggia in alcuni nei Paesi comunisti europei, che ha così la possibilità di conoscere direttamente.
Un militare scrive alla famiglia nei lunghi anni in cui resta sotto le armi. Nell'epistolario prevalgono le lettere inviate dalla Libia e dal fronte russo, ma il giovane non racconta vicende belliche, sia perché esiste il vaglio della censura sia perché l'obiettivo principale delle sue missive è quello di rassicurare i propri cari, in particolare la madre, sulle sue buone condizioni di salute. Parimenti, brama di ricevere notizie su familiari, amici e conoscenti e su ciò che accade nel paese dove vive.
Nel 1956 un funzionario del PSI compie insieme ad alcuni compagni un viaggio in Cina, su invito del Partito comunista cinese. Dopo alcune tappe in Europa, la delegazione giunge a Pechino e nelle settimane successive ha la possibilità di conoscere, accompagnata dai locali esponenti del partito, le principali città della Repubblica Popolare. Nel corso del viaggio, durato circa un mese, l'uomo annota in un diario le osservazioni sui luoghi visitati, le considerazioni di natura politica e sociale, le impressioni personali. Tra le tante esperienze vissute nel corso del viaggio, l'incontro con Mao Tse-Tung genera in lui un'emozione particolare.