Cronaca di guerra scritta a caldo, nell'incalzare degli eventi che porteranno alla vittoria della spedizione militare italiana.

Scritta in un linguaggio italo-albanese piuttosto singolare, questa memoria di un soldato italiano di origine albanese ricorda una vicenda di guerra, vissuta con la semplicità e la mitezza di un "arberesh", insinuandosi nella vita della gente e dei posti dove si combatte.

Dal clima famigliare a quello militare e, dopo la guerra, l'emigrazione per lavoro in Canada con la fresca sposa e tre figlie che nascono una dopo l'altra: un vicentino traccia la propria autobiografia, che lo porta a tornare in Italia come edicolante.

Un militare italiano al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trova in Albania. Sfuggito ai tedeschi che lo hanno fatto prigioniero, si unisce ai partigiani albanesi e poi trova ospitalità in un villaggio di pastori, dove resta fin dopo la fine della guerra. Rientrato in Italia, inizia per lui una nuova vita, che lo porta anche a lasciare la propria città natale e a trasferirsi a Roma per lavoro.

Nel 1941 un soldato annota in un diario le notizie del suo servizio militare. Inviato in Albania, si ammala e trascorre in ospedale l'ultimo periodo della sua esistenza.