Un giovane fascista fatto prigioniero in Africa vive la guerra attraverso i racconti di radio fante e della stampa. Ricorda la famiglia, non trova comprensione nei commilitoni, mette in risalto una fervente fede nel fascismo e il ricordo di una donna lasciata a casa, innamorata: al suo ritorno lei non sarà ad attenderlo e, amaramente, apprenderà anche della morte della madre.
Da un paese della campagna romana un giovane manovale è inviato in Libia per il servizio militare: scoppiato il conflitto, è obbligato a rientrare nel proprio reparto. Da pensionato affida alla sua memoria il ricordo degli anni trascorsi tra la Libia, come sergente, e l'India come prigioniero degli inglesi. Rientrato a casa nell'agosto 1946, trova lavoro in un'impresa edile e assiste alla ricostruzione del dopoguerra.
Capitano di Fanteria, raggiunge la Divisione Brescia a Tobruch: i combattimenti, l'asprezza del territorio e la perdita di molti soldati, sono i momenti salienti della guerra in Libia e della disfatta di El Alamein. Fatto prigioniero dagli inglesi, non perde la fede e lo spirito di cooperazione, sempre sostenuito dall'amore per la famiglia e per la figlia di pochi anni.
Cronaca di un reduce dalla grande battaglia di El Alamein
Giovanni Biondi
L'autore racconta la sua esperienza di giovane soldato in Africa, durante la Seconda guerra mondiale. La navigazione sul transatlantico "Conte Rosso", i trasferimenti verso Tobruk dove ha il suo "battesimo del fuoco" e poi la grande battaglia di El Alamein, la sconfitta e la prigionia. Torna a casa nel 1946 e trova il suo paese distrutto dai fascisti.