Un reduce ricorda l'estenuante ritirata del contingente italiano dal territorio russo: sfiniti dalla fame, logorati dal freddo e dalla paura di restre prigionieri in terra straniera, i soldati riescono a raggiungere le retrovie e a salire su una tradotta per l'Italia.
Un medico partecipa alla spedizione dell'Armir in Russia come responsabile dell'organizzazione sanitaria dell'ottava armata e descrive in un fitto diario - poi elaborato per farne un memoriale - gli incontri con popolazioni travolte dalla guerra.
La ritirata di Russia, con antefatti e conseguenze, rievocata in un documento descrittivo di eccezionale precisione, che va dai rapporti con la popolazione al dramma collettivo di migliaia di persone spinte dalla fame e dal gelo persino a puntare il fucile per avere cibo dai contadini.
Memoria, scritta in forma di diario, di giovane ufficiale del Genio, inviato sul fronte russo: chiamato a guidare un nucleo marconista, riuscirà, durante la rocambolesca ritirata dell'esercito italiano, a conservare integro il prezioso materiale tecnico avuto in dotazione.
La testimonianza di un sottufficiale piemontese nelle retrovie dell'Armir durante la campagna di Russia, quando, nel gelo della steppa, sono costretti alla ritirata. Oltre l'orrore della guerra, c'è il patriottismo, la nostalgia della famiglia e l'attenta osservazione della gente e dei luoghi durante le centinaia di chilometri percorse fra l'Ucraina, la Russia e la Bielorussia.
Durante il secondo conflitto mondiale un giovane alpino corrisponde con la madre. Chiamato alle armi nella primavera del 1940, qualche mese dopo l'entrata in guerra dell'Italia è inviato in Albania mentre nel luglio dell'anno successivo inizia il suo viaggio verso il fronte russo, dal quale scrive fino alla fine del 1942.