Un'antiquaria rievoca la propria infanzia nella casa dei nonni paterni, la vita di collegiale, e il seguito della sua esistenza con le figlie e il marito.
La nascita dei propri figli è l'occasione per tenere un diario: un'ex direttrice didattica racconta così come conciliare l'impegno lavorativo, con la loro educazione e i problemi di ogni giorno. La serenità familiare è però superiore alle difficoltà incontrate; con l'ultimo nato -il sesto-, avuto quando il maggiore è adolescente, si interrompe anche la scrittura, ripresa brevemente in anni più recenti.
Nel 2000, a settantaquattro anni, l'autore inizia a scrivere le sue memorie che vanno dall'infanzia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La sua è una famiglia di affittuari che lavorano terre poste sia in pianura che nelle alture bergamasche; per questo il padre e i figli in età da lavoro nei mesi estivi lasciano il paese per lavorare in montagna. Cresce in un clima sereno nonostante le ristrettezze del tempo. Allo scoppio della guerra ha quattordici anni, viene richiamato nel 1944 quando si dà alla macchia aiutando le formazioni partigiane della zona.
Pagine di diario e una lettera scritte nell'arco di vent'anni da una donna che unisce nel suo testo ricordi d'infanzia e vicende contemporanee alla scrittura.