Partito per fare il militare in tempo di pace, si ritrova in guerra e subito prigioniero in Russia, dove trascorrerà sette anni nei campi, convincendosi che il socialismo non è così brutto come lo dipingevano i fascisti.
Memoria di un insegnante che lascia il servizio scolastico per la chiamata alle armi: nel 1941 arruolato nel corpo di artiglieria, è inviato in Russia. In quei mesi la madre riceve una lettera dal provveditorato agli studi per un concorso, che avrebbe permesso il rimpatrio, ma si dimentica di aprirla. Il figlio la ritrova al ritorno a casa quando, dopo l'8 settembre 1943, scappa dai tedeschi. Nel frattempo ha passato due terribili anni di sofferenze nella tragica odissea dell'Armir durante la ritirata del Don, tra la fame, il freddo e i morti.
Nel 1941, un soldato parte per la Russia. Inviato in Ucraina, descrive il viaggio compiuto per raggiungere la propria destinazione e le vicende del fronte, dove deve affrontare anche un'accusa di speculazione.
All'interno di un progetto rivolto agli immigrati e al racconto delle loro storie, uomini e donne provenienti da diversi Paesi del mondo parlano di sé, delle loro origini, di come sono arrivati in Italia e della loro nuova vita.
Un militare toscano impegnato nella Campagna di Russia tiene un diario dove annota le vicende belliche e personali, le osservazioni sulle città attraversate e sui costumi della popolazione. Accanto al diario, scrive ai propri cari lettere colme di affetto.
Una ragazza nata in Italia da genitori di origine moldava da bambina viene affidata alla nonna per qualche tempo. La lontananza dal padre e dalla madre è per lei motivo di sofferenza e anche quando la famiglia si ricongiunge il percorso di accettazione del proprio vissuto è per lei molto lungo. Dopo aver trascorso anni complicati, crescendo si rende conto di non poter cancellare la propria memoria, perché comporterebbe perdere parte della propria identità.