La vita di un contadino veneto, padre di dodici figli, che guidato da una fede profonda in Dio, ha vissuto "le poche gioie e i molti affanni" - tra cui la morte di quattro figli - con grande dignità, e ha affrontato, con la saggezza popolare propria della sua gente, gli eventi più importanti del nostro secolo, comprese le guerre e un'alluvione.
La carriera di un uomo che, fin da piccolo, ha respirato "l'aria della posta": riesce a passare da semplice portalettere a direttore dell'ufficio locale. Annotando ogni anno un estratto degli avvenimenti più significativi, scrive una memoria della propria vita.
Guidata da un padre idealista e rivoluzionario, una giovane famiglia lascia l'Italia per trasferirsi nella Jugoslavia di Tito, terra del socialismo reale. Però, quando si deteriorano i rapporti con l'Unione Sovietica di Stalin, l'uomo viene imprigionato per quattro anni nell'isola di Goli Otok, con l'accusa infondata d'essere una spia di Mosca. La moglie e la figlia - l'autrice del testo, allora bambina - si trovano isolate, e accusate anch'esse come "nemiche del popolo". A distanza di anni, la figlia racconta questo calvario di efferata e brutalissima violenza.
Un docente universitario in pensione racconta la sua infanzia, vissuta in uno stato di "povertà dignitosa". Stimolato dal nonno si appassiona alla letteratura e allo studio. La fede fascista in cui è cresciuto per educazione scolastica, si spegne lentamente durante la Seconda guerra mondiale.
Un agronomo, che lavora per l'Ente di Riforma Agraria del Delta Padano, descrive il Polesine: i paesi, i canali, le aziende, la gente, le abitudini e le alluvioni negli anni che vanno dal 1961 al 1966.