Un dirigente d'azienda è mandato nel 1939 in Etiopia, come membro di una missione geodetica. Nel 1941, diventato ufficiale dell'esercito, è fatto prigioniero degli inglesi. Parla del suo lavoro come rilevatore e della prigionia in Addis Abeba e poi in Kenya.
Un medico torinese in pensione, ricorda il periodo d'infanzia, quando era trapiantato con la famiglia in Somalia. Narra della vita degli italiani in quei luoghi, di usi e costumi locali, della colonizzazione così come venne attuata dagli italiani prima e dagli inglesi poi. Al centro del racconto, le proprie esperienze di caccia, nonchè l'attività di imprenditore agricolo, soprattutto nel settore delle banane. Infine la memoria riporta notizie sull'eccidio di Mogadiscio del 1948, ed echi dell'anti-italianismo, secondo lui fomentato dagli inglesi.
Una donna, nata pochi anni dopo l’Unità d’Italia e figlia di un patriota che le infonde ideali mazziniani, racconta l'intera sua vita in un'autobiografia terminata di scrivere alle soglie della sua morte, avvenuta nel 1943. Laureata in Lettere – unica donna del suo corso com'era già stata la sola studentessa al Ginnasio prima e al Liceo poi – lavora come insegnante spostandosi in diverse città. Si innamora di Gherardo Pantano, un giovane ufficiale dei bersaglieri già decorato per la Battaglia di Adua e destinato a una carriera importante che lo porterà a diventare generale e a prestare servizio non solo in Africa ma anche nella Grande Guerra. Il loro matrimo...
Una donna di origine somala racconta di come sia arrivata in Italia da piccola grazie alla solidarietà di una coppia di italiani che la porta con sé per garantirle un futuro migliore.
Nella seconda metà degli anni Venti, un giovane umbro laureato in Scienze Agrarie viene inviato in Somalia per dirigere l'azienda agricola fondata da un deputato italiano. L'amministratore scrive alla madre e alle sorelle raccontando di sé e del proprio lavoro, si interessa dei propri affari e della famiglia e mostra grande affetto per i propri cari. L'azienda è sorta dal nulla e con l'aiuto di 150 lavoratori locali coltiva mais, cotone e banane.