Il ritratto della Sicilia degli ultimi cinquant'anni nell'antobiografia di un siciliano "flessibile", che ha intrapreso tanti diversi mestieri: agricoltore, meccanico, conduttore di macchine agricole e industriali, fotografo, assistente e capocantiere edile, cottimista, appaltatore, costruttore e scultore.
Il testo ripercorre tutta la vita dell'autore, partendo dai racconti del padre prima ancora della sua nascita, fino agli anni 2000. Il racconto è pervaso da un realismo disarmante nella narrazione delle vicissitudini della famiglia Passaro, con la descrizione minuziosa e dettagliata dei luoghi, delle persone e delle emozioni vissute.
Un uomo - figlio di un siciliano già emigrato in Libia nel primo Novecento e poi tornato per un periodo in Patria - trascorre a Bengasi un'infanzia molto felice, terminata con le vicende della Seconda guerra mondiale, che portano la famiglia prima a sfollare in seguito ai bombardamenti della città e poi a rientrare in Italia nel marzo del 1941. In lui resta per tutta la vita una profonda nostalgia dei luoghi in cui è cresciuto, che può finalmente rivedere quasi sessant'anni dopo in occasione di un viaggio.
Un siciliano di modeste origini emigra in Libia poco più che ventenne, nel 1912 e inizia a lavorare come cocchiere, per passare poi a occuparsi di commercio. Negli anni Venti rientra in Sicilia, si sposa e diventa padre, ma presto decide di tornare a Bengasi con la famiglia, restandovi fino al 1941, quando in conseguenza delle vicende del secondo conflitto mondiale abbandona definitivamente l'Africa a favore dell'Italia.