Nella traduzione di una diarista, un classico della letteratura antica giapponese: un dipendente imperiale, disgustato dalla corruzione che lo circonda, elogia il distacco da presunzioni e ricchezze, scegliendo l'eremitaggio e costruendosi una capanna di tre metri per lato.
Un uomo nato durante la Seconda guerra mondiale racconta di sé concentrandosi in particolare sulla propria attività lavorativa. Dopo una fase giovanile in cui si impegna in diversi settori, la sua carriera decolla e lo porta a rivestire ruoli manageriali, principalmente nel settore editoriale.
Trentaquattro anni di vita (1906-1940) ricostruiti nel dettaglio, grazie a una predisposizione innata verso la scrittura di sé che lo aveva portato a disseminare agende di appunti e fatti, ancor prima di concepire sistematicamente la scrittura di un diario. Una pratica che Marcello avvia in un momento delicato della storia italiana, poco più di un mese dopo l’ingresso nella Seconda guerra mondiale. Da quel giorno e per i successivi 48 anni (1940-1988) non rinuncerà più a raccontare in prima persona la sua traiettoria personale e quella della sua famiglia, di antica nobiltà napoletana, legata in modo profondo alle vicende del Paese. Il padre Giulio, eminente...