Sullo sfondo del passaggio dall'economia agricola a quella industriale, la memoria autobiografica di una pensionata della Bassa bolognese: a dieci anni è costretta a lasciare la scuola per aiutare la numerosa famiglia. Giovane sposa, inizia a lavorare per una ditta di abbigliamento e allestisce un laboratorio casalingo: quando i figli sono più grandi entra in fabbrica e usufruisce così delle "ferie" e dei "contributi pensionistici".
Una serie di autori corrisponde prevalentemente nel periodo tra la fine degli anni Trenta e parte della Seconda guerra mondiale. A ricevere il maggior numero di lettere è una ragazza bolognese, anche madrina di guerra.
Gli alunni di un istituto agrario bolognese, che frequentano la classe prima nel 1975, raccontano le loro storie e le motivazioni per cui hanno scelto di iscriversi a quella scuola.
Una donna racconta il lungo calvario affrontato dopo la diagnosi di leucemia mieloide acuta, arrivata per lei come un fulmine a ciel sereno poco dopo i cinquant'anni. Terapie invasive, somministrazioni massicce di medicinali che la indeboliscono nel corpo e nella mente, il trapianto del midollo e il successivo manifestarsi della Graft versus host disease, una complessa reazione immunologica legata a esso. Nel corso degli anni si rivolge a diversi ospedali, in cerca delle migliori cure; talvolta ottiene dei lievi miglioramenti, spesso seguiti però da ricadute, senza che arrivi mai per lei una guarigione completa.