Le amicizie con un ragazzo russo che gli insegna la lingua, e con un anziano che gli regala scarpe e colbacco, permettono a un giovane militare pratese di superare l'inverno sovietico e, fatto prigioniero dopo la disfatta sul Don, di farsi comprendere. A distanza di circa sessant'anni, la memoria della sopravvivenza a quattro anni di fronte russo.
Pensieri e poesie, e piccoli episodi in ordine sparso di un attore teatrale, partito a diciannove anni con l'Armir, per l'avventura in Russia. Gli orrori della guerra lasciano il posto alle considerazioni più intimistiche di chi guarda ad un futuro di pace, con l'incoscienza tipica della giovane età.
Operaio alle industrie "Reggiane", scrive articoli di propaganda sul giornale locale "La voce operaia". Chiamato a Roma nella sede del partito comunista, inizia un'intensa attività giornalistica: fondo numerosi giornali di fabbrica e lavora come funzionario e consigliere amministrativo di importanti strutture ospedaliere. La dura lotta che ingaggia per situazioni di malasanità lo vede vittima di minacce e ritorsioni, da cui esce vincente, provando sempre la correttezza dei suoi interventi.
Durante la Seconda guerra mondiale, un militare in servizio sul fronte russo scrive alla moglie lettere piene di affetto per lei e per la loro bambina. Impegnato in un conflitto le cui ragioni spesso gli risultano incomprensibili, è sostenuto dall'amore per la propria famiglia, il cui benessere resta per lui la cosa più importante, anche nei momenti più difficili.