Quattro compagne di liceo, dopo la fine della scuola, decidono si tenersi in contatto attraverso un diario collettivo: le gioie del matrimonio e della maternità per Armida e per Ghigo, la passione per l'insegnamento e la rassegnazione allo status di "zitella" per Fausta, infine il dolore per la scoperta della grave malattia che colpisce la taciturna Peppa.
Nel 1943-44 molti giovani del Nord Italia, per non fare il servizio militare nella Repubblica di Salò alleata ai nazisti, fuggirono in Svizzera. Arvedo racconta questo esilio forzato e il senso del tempo perduto nelle braccia del paese neutrale, lavorando qua e là e soffrendo di acuta nostalgia per la propria casa.
L'autobiografia di un emigrante ligure: un'infanzia segnata dalla precoce perdita del padre e dalla povertà, e una giovinezza dalle difficoltà di trovare un lavoro stabile, lo spingono verso la Svizzera. Lavorerà nel settore alberghiero, poi in una fabbrica come metalmeccanico, con il solo desiderio di affrancarsi da tante sofferenze passate.
Siciliano di umili origini, dopo vari tentativi di realizzarsi nel lavoro nella sua terra, emigra in Svizzera. Qui trova quelle opportunità lavorative che gli consentiranno di concretizzare i propri desideri e di vivere la propria gioventù. Per ben due volte tenterà di impiantare, grazie ai propri risparmi ed alla propria esperienza, una sua attività produttiva in Sicilia senza riuscirci: rientrerà definitivamente in Italia nel 1978 e sarà assunto come autista presso il tribunale di Palermo.