Autobiografia di un socialista: nel 1917 è a Torino dove partecipa alle manifestazioni di protesta contro la guerra, nel 1919 viene condannato a venti anni di carcere perchè disertore. Emigrato in Francia, tornerà in Italia allo scoppio della seconda guerra mondiale, per sottrarre il figlio al servizio militare francese. Svolgerà attività politica e sindacale anche nel dopoguerra, proponendosi come la "pecora nera" del Pci aspirando, già nel 1953, un radicale processo di ammodernamento del partito.
"Se ce l'avevo fatta a Londra potevo farcela ovunque". Dopo aver trascorso dodici anni a Bologna (dove si diploma all'accademia di Belle Arti), in Francia e in Inghilterra, un giovane calabrese torna nella sua terra e, insieme alla sua compagna, apre un laboratorio di ceramica in un paesino della Sila, tentando anche la vendita come ambulante. Il sogno si infrange in mille difficoltà - "in Calabria non serve a niente lottare" - e il giovane finisce per abbandonare le sue aspirazioni artistiche accettando un lavoro nell call-center dell'Alcatel. Ma non resisterà a lungo.
Negli anni Ottanta una giovane artista messicana, con già una significativa esperienza di lavoro come disegnatrice grafica, arriva in Italia da vincitrice di una borsa di studio post laurea per l'estero e approda a Faenza (RA). L'Italia diventa il suo Paese di adozione e al termine del percorso di studio sceglie di restare. Si sposa, diventa madre, affronta le difficoltà della separazione, lavora come insegnante e continua a coltivare la sua arte.
L'autrice, impegnata a prendere misure su di un palazzo a Faenza, ci accompagna nella storia dello stesso e in quella della sua ultima proprietaria, un'artista che ha lasciato tracce fortissime della sua presenza in ogni parte dell'edificio.