Ventuno epistole satiriche dal mondo della Sanità (scritte amaramente dal suo interno)
Eugenio Magri
Lettere di un medico appassionato di letteratura rivolte ai colleghi e alle autorità locali per mettere in luce, in tono satirico, le lacune del sistema sanitario, di cui anche l'Autore è parte integrante.
Le vicissitudini di un contadino molisano, emigrato in Svizzera a diciotto anni, frequenta corsi serali per perito meccanico ed è assunto come operaio specializzato in una ditta che produce macchine tessili. Senza mai integrarsi del tutto nel tessuto sociale straniero, lavora sino agli anni Novanta oltralpe, formandosi una famiglia e diventando capo-reparto. Il rientro in Italia coincide con il pensionamento.
I ricordi sono un po' confusi, le date sfuggono, ma nella scrittura fluiscono comunque gli eventi importanti di un'esistenza: l'incontro con il futuro marito, il matrimonio, la vita familiare, le malattie, gli interventi chirurgici e, infine, l'ictus, ritenuto conseguenza dell'ultimo intervento subito e mal eseguito da medici incuranti della sofferenza dei pazienti.
L'autore, dopo aver abbandonato gli studi a sedici anni lavora in fabbrica e a diciannove entra a far parte del movimento politico "Lotta Continua". Riconosciuto idoneo alla visita militare comincia controvoglia la carriera da soldato. In seguito a un incidente viene ricoverato all'ospedale di Genova. Da allora comincia una lotta clandestina contro la malasanità negli ospedali militari. Giudicato soggetto pericoloso e sovversivo viene tradotto in carceri punitive. Nel luglio 1972 dopo l'ennesimo processo viene condannato a sei mesi con la condizionale.