Il papavero è l'immagine che l'autrice ha scelto per rappresentare la sua anima, ed è così che si svela attraverso i sogni narrati nelle sue memorie. Una raccolta di frammenti autobiografici messi insieme durante un corso di scrittura e legati ad altri scritti nel tempo, attraverso i quali si avverte una sensazione di sradicamento che porterà l'autrice a contestare il mondo borghese in cui vive e a cercare sempre "rifugi" e strade alternative.
Rientrata in Italia dopo dieci anni di lavoro in Germania come impiegata del Ministero Affari Esteri l'autrice raccoglie le memorie di alcuni italiani emigrati incontrati in questo periodo. Tra questi: Giacinto, operatore ecologico e padre di sei figli lasciati ad accudire un peschereccio in Calabria; Vittoria, che vuole rimpatriare dopo un matrimonio finito con un cittadino tedesco; DR, ristoratore calabrese che aspetta il ricongiungimento con la fidanzata albanese; Paolina, scappata con quattro figli dall'Italia dopo violenze e umiliazioni inflitte dai familiari; Giovanni, italo americano in cerca di lavoro e successo economico.
Una ragazza colombiana arriva a Torino per un progetto di volontariato europeo. Inizia a scrivere la sua storia dopo aver conosciuto il Circolo di scrittura autobiografica di Anghiari. Vive con il padre e le quattro sorelle fino agli otto anni, poi va a vivere con la madre e il nuovo compagno. Il testo è scritto con le date di un diario ma poi si sviluppa come una corre la storia della sua vita da quel periodo, gli amori e le delusioni, gli studi intrapresi fino alla laurea in lingue, il contesto in cui vive in America Latina.