Redatto quasi come un diario, il racconto concitato di un marinaio che partecipò alla guerra contro la Turchia, concernente azioni di combattimento e descrizioni di località. Il testo ci è giunto nella trascrizione della figlia.
Dopo aver ricevuto la benedizione di Pio XII, l'autore parte con il suo reggimento per il fronte russo: è l'orrore e il disastro. Oltre alla sconfitta militare e la ritirata, ci sono i chilometri percorsi nel gelo, senza acqua e cibo. Occasionalmente, ma con calore, sono aiutati dai poveri contadini russi: moltissimi invece i morti, i feriti lasciati nella neve, i dispersi. Lui riesce a ricongiungersi al suo reggimento e a salvarsi.
Le annotazioni di un caporal maggiore, in zona operativa durante la Grande Guerra, ci parlano dell'avanzare e del ritirarsi dell'esercito italiano lungo l'Isonzo e sulla Bainsizza, della vita di trincea, dei combattimenti, dei brevi periodi di riposo nonchè delle ansie del soldato e della sua fede nella protezione divina.
La battaglia di Sidi el Barrani, vinta dagli Inglesi, descritta da un Console delle Camicie Nere sconfitto e fatto prigioniero nel giro di una manciata di ore dall'inizio dell'offensiva alleata: la descrizione, molto tecnica, della situazione delle forze italiane dislocate in Libia e dello stesso teatro di guerra, con personali considerazioni e vissuti, è molto interessante.