Dopo i primi quindici anni vissuti nella campagna circostante, nel 1958 Enzo si trasferisce a Bologna: qui può condurre una vita sociale più intensa ed inizia ad occuparsi di politica e di sindacalismo. Gli anni del benessere diffuso e dei progressi sociali lo vedono affermarsi nella carriera sindacale e nella realizzazione della vita familiare fino al pensionamento con l'inevitabile velo di tristezza.
Grazie ai mille appunti, presi su foglietti e taccuini, e al filo dei ricordi, l'autore ricostruisce il viaggio della sua vita, cercando di "conoscersi" e "riconoscersi" negli episodi più salienti della sua esistenza.
Nato in una famiglia dell'alta società torinese, ci racconta l'infanzia e l'adolescenza felici, la giovinezza dedicata alla difesa della patria e dei valori in cui crede, la guerra e la liberazione del proprio paese. L'appartenenza ad un elevato ceto sociale fa sì che il racconto introduca personaggi importanti e situazioni interessanti.
Le difficoltà e la forza d'animo di Pina sono raccontate da Giovanni, il suo primogenito, che ricorda il lavoro e la fatica della sua mamma nonchè il suo "fermo" da parte dei carabinieri quando partecipò allo sciopero delle coronaie di Cusercoli, durante il quale le donne scesero in piazza per chiedere un piccolo miglioramento delle loro retribuzioni.
Insegnante, ci lascia un interessante spaccato dell'educazione impartita nella scuola primaria nel periodo fascista costituito dalla programmazione minuziosamente dettagliata di due anni scolastici, 1931/32 e 1932/33, e dal resoconto del lavoro effettivamente svolto, dalle attività curricolari all'igiene, dal sentimento patrio all'insegnamento religioso, passando per l'assistenza alle scolare bisognose sino alle attività "donnesche", il tutto intriso di passione e amore per il proprio lavoro.