Una psicologa scrive la sua storia di vita e quella della sua famiglia, agiata e borghese. La professione in un centro di orientamento scolastico, poi il lavoro come docente universitaria, ottenuto superando molte avversità. Dopo il pensionamento, con la sorella, si dedica alla poesia, alla musica e alle amiche.
"Una contadina nel comune di Anghiari" scrive alla Regina Elena di Savoia per chiedere aiuto per il figlio rimasto paralizzato dopo la caduta da un albero. Racconta il suo dolore e l'impossibilità di aiutarlo per la povertà della sua famiglia.
I ricordi corrono su un sottile filo rosso, un filo di sangue: il sangue degli animali da cortile che vedeva uccidere da bambina, quello della donna nella sua femminilità o nelle violenze subite, quello delle persone amate nei momenti drammatici della loro sofferenza o della loro morte.