L'autore, in terza persona, racconta ai nipoti la storia d'Italia dal fascismo in poi, inserendovi le vicende aretine e le sue personali: dall'arruolamento forzato come granatiere, alla fuga fra i partigiani del Nord, alla cattura da parte degli americani che lo internano in un campo di prigionia dove rimarrà a lungo subendo trattamenti inumani.
Il ritrovamento di una fotografia che la ritrae giovane e sorridente, alla fine della seconda guerra mondiale, è il pretesto, per un'insegnante in pensione, di ricostruire il passato e di riflettere su fatti lontani che la memoria abbellisce. Sensazioni provate durante la guerra, che inducono a scrivere un "diario, particolare dove l'io narrante non compare perchè la storia è di tanti".
Una ragazzina venezuelana racconta che la sua famiglia ha dovuto lasciare il proprio Paese di origine perché si opponeva al governo e parla della sua vita in Italia.
Un funzionario dell'Istituto Commercio Estero negli Anni Settanta è inviato a Berlino Est dove risiede per circa quattro anni con la moglie e i tre figli. Invia lettere in Italia in cui descrive le condizioni di vita nella DDR, con commenti sulla situazione del paese durante la dominazione sovietica. E' diffidente nei confronti della strategia del PCI italiano, mettendo in luce i limiti del compromesso storico e dell'eurocomunismo per il permanere di collegamenti con il sistema sovietico .