L'autrice, nata nel 1942 a Fiume, giunge in Italia nel 1948. In un primo tempo viene ospitata in un centro profughi a Laterina (AR) mentre il padre, malato di tubercolosi, muore in seguito a un'operazione mentre la madre, sarta, lavora per mandare avanti la famiglia. Dalla provincia di Arezzo si sposta a Cremona, parla dei genitori, dei nonni, del fratello, della nostalgia della propria terra e della difficoltà di inserimento nella società italiana.
Sotto forma di lettera un istriano racconta la sua prigionia e il dopo il dopoguerra a Trieste, dove anche lui e la sua famiglia sono costretti a subire le conseguenze delle controversie fra Italia e Jugoslavia. Lavora molto, si costruisce una casa dopo il matrimonio, ma la deve abbandonare per i nuovi confini fissati dal trattato di Osimo. Ora è solo, la moglie è morta e riflette sul passato e sul presente di quelle terre contese.
Un novantenne scrive la propria autobiografia. Profugo istriano, si stabilisce in Friuli all'inizio degli anni Cinquanta e lavora prima sulle navi e poi in una centrale termoelettrica. Sindacalista, iscritto al PCI, si dedica alla politica fin da giovane, ricopre incarichi nell'amministrazione locale e si impegna anche a risolvere i problemi dei profughi. Sposato e padre di tre figli, è molto legato alla famiglia, coltiva numerosi interessi e da pensionato resta attivo nella vita pubblica e sindacale.
Estremi cronologici
Inizio presunto: 1931-1937
Fine presunta: 2020-2021
L'autrice nasce a Salonicco da genitori italiani e lì frequenta le scuole. Allo scoppio della guerra, in conseguenza di un accordo fra Italia e Grecia, la famiglia è espulsa e si rifugia in Istria fino all'arrivo dei titini. Si rifugia poi a Trieste dove svolge diversi lavori fino al 1945, anno della liberazione e occupazione jugoslava, che racconta dettagliatamente. Dopo l'estate di quell'anno decide di riprendere gli studi e si trasferisce a Modena, mentre a Trieste prosegue il periodo di tumulti e manifestazioni per l'incertezza di quel confine che non viene ancora definito.