Un diario di guerra scritto da un bersagliere della fanfara del reggimento: la vita delle retrovie, il prete che non voleva fossero suonati ballabili, la fucilazione di un marinaio per diserzione e la fuga di Caporetto.
[...] Amatissimo cugino, siamo rimasti contenti nel sapere...
Ernesto Rosadi
Lettere scritte alla famiglia e a un amico da uno studente poi diventato agrimensore, che finirà col morire sul Carso durante la prima guerra mondiale. Una documentazione, nel complesso, di raro interesse, soprattutto per le notizie che il giovane ufficiale riferisce dal fronte, prima di cadere sulla Bainsizza.
Una testimonianza ponderosa per la dovizia dei particolari, arricchita da cartine dei luoghi, piani d'attacco e disegni degli armamenti in uso, scritta da un sergente d'artiglieria che racconta la sua guerra, dal Carso alla valle dell'Adige. Tutto il primo conflitto mondiale tra coraggio e paura, narrato con fervore documentario e linguaggio antico, infarcito di citazioni dantesche.
Un militare del bergamasco che durante la Grande Guerra presta servizio come ausiliario della Sanità ed è impegnato sul fronte dell'Isonzo, ripercorre la propria esperienza nei lunghi anni del conflitto. Il suo racconto spazia dalle durissime condizioni di vita dei soldati alla cattiva gestione delle vicende belliche da parte degli ufficiali, dai legami di amicizia stretti nelle trincee allo sbando della ritirata di Caporetto.