Un'impiegata quarantenne ripercorre la propria vita come in un album della memoria: attraverso ricordi che emergono come lampi e illuminazioni, riappaiono le figure tipiche del paese d'origine e dell'infanzia. E' forte il rimpianto per la scomparsa prematura dell'adorato padre ferroviere, e intenso il legame con la madre, un'insegnante che dava lezioni private ai molti giovani del paese ed era stimata da tutti come una figura di eccezionale statura culturale. Gli elettroshock che l'autrice subisce in una casa di cura in cui viene ricoverata a causa di una crisi psichica, la segnano ma non la piegano. Oggi vive a Bologna, ha avuto una figlia che ha cresciuto...
Il racconto minuzioso della propria infanzia e adolescenza, nell'autobiografia di un'insegnante di origini friulane: figlia di un'impiegata postale, ragazza madre, cresce con i nonni per poi trasferirsi, quando inizia le scuole superiori, a Padova. Il matrimonio e la nascita dei figli, riescono a colmare il vuoto dell'assenza di un padre e ad addolcire il suo carattere.
Le difficoltà non mancano nella vita di Fedora: ha appena dodici anni quando se ne va a Torino a lavorare, ed è ancora giovane quando si ritrova ragazza madre, ma lei è una donna forte e crescerà suo figlio, che avrà poi una bella famiglia, mantenendo integra la sua gioia di vivere.
Maria è una ragazza vivace e gran lavoratrice, ma resta incinta e il padre della sua bambina la lascia. Per lei sono anni di grande difficoltà fino a quando non incontra Pippo, vedovo con un figlioletto neonato, con il quale ricostruirà felicemente la sua vita.