Un artigiano racconta tutta la propria vita, dall'infanzia trascorsa in Puglia all'emigrazione al Nord, dalle relazioni amorose e familiari alle difficoltà economiche che lo portano a compiere azioni dalle gravi conseguenze. L'esperienza del carcere rappresenta per lui un momento importante di crescita interiore e il percorso riabilitativo che compie lo rende un uomo che si sente migliore. La ritrovata libertà lo restituisce al quotidiano: il lavoro, gli amici e la passione per la musica e la poesia sono gli aspetti importanti della sua vita scontato il debito con la giustizia.
Un dirigente d'azienda meccanica in pensione scrive una memoria della propria vita, partendo dall'infanzia povera in provincia di Livorno, descrivendo il periodo della guerra e dell'occupazione americana, l'emigrazione con la moglie a Torino per migliorare le condizioni economiche della famiglia. Giovanissimo si iscrive al PC, attivista della sezione piemontese durante gli anni caldi tra 1960 e 1970. Assiste e descrive le profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali vissute dalla città nel corso di trent'anni: dal boom economico alla crisi, al clima del terrorismo.
Un giudice del Tribunale di Misurata (Libia) scrive alla moglie rientrata in Italia con le due bambine piccole nel novembre del 1941. Nell'arco di poco più di un anno si scrivono 440 lettere per raccontarsi le loro giornate, le loro speranze, e la paura per il futuro incerto. Nel dicembre del 1942 lui otterrà una licenza e rientrerà in Italia con la speranza reciproca di ritornare nell'amata Libia
Animatrice su navi da crociera, racconta la vita di bordo del personale "Crew", con tutti i risvolti di ordine pratico e psicologico. L'omaggio a Yemanja, lo spargimento di fiori e ceneri, insieme al resto della narrazione, ci danno l'immagine di una avanzata forma di post-modernità non priva di incertezze.