E' laureata in lingue, s'intende di marketing e viaggia in Africa, America e in Oriente. Le sue lettere all'amato psicanalista non esauriscono la ricerca di sé, nè esaudiscono la sua speranza d'amore, nonostante un finale che fa intravedere uno sbocco più sereno.
Dopo la seduta settimanale dallo psicanalista un'impiegata romana affida al suo diario emozioni e ricordi. L'abbandono della madre, quando era adolescente, ha inciso, anche se a livello inconscio, nel suo divenire donna, moglie e madre. Ansie, paure ed incertezze raffiorano prepotentemente quando la madre, malata, riallaccia i rapporti con la famiglia: la sua morte segna l'inizio, per l'autrice, della vera libertà.
L'autrice, alla soglia della pensione si "innamora" di Proust e legge, rilegge e cerca di capire la sua opera completa. Ne parla al suo psicanalista e lo coinvolge in questo amore che le ha cambiato la vita, gli racconta dei suoi viaggi nei luoghi proustiani, del bisogno di imparare la sua lingua e di quanto abbia cercato di coinvolgere la sua famiglia.