L'autrice traccia la storia, dalle origini, della famiglia Andreini: la loro fortuna industriale interrotta dalla guerra e la morte della madre, che la lascia con cinque fratelli da accudire. Nemmeno il suo matrimonio la aiuta, perchè il marito l'abbandona con una bambina e nuovi problemi sia finanziari che di salute.
Ormai in pensione, un direttore creativo ripercorre le tappe più significative della propria carriera lavorativa: da dipendente Saiwa agli studi universitari a Roma. Appena conclusi, decide di abbandonare un lavoro che non offre possibilità di miglioramento e si dedica al marketing pubblicitario. Realizza importanti progetti sino ad avere una società propria, che dopo qualche anno chiude, senza però che lui perda fiducia in se stesso.
I tredici giorni di sciopero delle operaie della ditta tessile AR.CO.CO, nel diario di una di loro: dopo mesi di mancato pagamento degli stipendi, le ottatadue dipendenti occupano la fabbrica e lottano per il riconoscimento dei loro diritti, resistendo anche grazie alla presenza del sindacato e alla solidarietà popolare. Il rientro e il pagamento di parte del dovuto, non riporta serenità: dopo una nuova astensione dal lavoro subentra il fallimento e la chiusura dell'attività.
Kemal nasce a Bengasi da padre libico e madre italiana. Un'esistenza segnata dall'odio razziale e dal fanatismo religioso e politico, dalla corruzione praticata a tutti i livelli, ma anche dalla speranza e dalla capacità di rinascere dopo ogni sabotaggio, ogni trasloco forzato, ogni calamità umana e naturale, che si abbatte sul benessere portato alla famiglia dalle attività impiantate dal padre. Kemal trascorre l'infanzia in Etiopia e poi in Eritrea, vittima delle persecuzioni verso italiani e stranieri del post-colonialismo e dopoguerra, nonchè dell'invidia per le sue capacità intellettive ed imprenditoriali. Dopo il nuovo spostamento in Libia, Kemal con ca...