Nel 1912 un militare piemontese prende parte alla guerra italo-turca e tiene un diario dove racconta il viaggio verso la Libia e i mesi di permanenza al fronte. Prima di approdare in Africa, il piroscafo fa tappa a Messina, ancora segnata dal terremoto che l'ha colpita quattro anni prima.
Un militare toscano scrive lettere alla famiglia in tre fasi della sua vita in cui si trova lontano da casa: prima la Grande Guerra, poi il servizio nelle colonie africane negli anni Trenta - compreso il periodo della Guerra italo-etiopica - e infine la Seconda guerra mondiale.
La corrispondenza - principalmente con la madre - di un militare forlivese che durante la Seconda guerra mondiale è in servizio nella penisola balcanica, dove viene fatto prigioniero dai tedeschi dopo l'armistizio e internato in Polonia. Entrato a far parte dell'esercito repubblicano, completa l'addestramento e rientra in Italia. Preso prigioniero dagli alleati, è deportato in Algeria. Al termine del conflitto deve attendere quasi un anno per tornare libero: al rientro dall'Africa nel febbraio del 1946 è trattenuto altri due mesi in un campo di prigionia in Puglia prima di poter fare ritorno a casa.
Durante la Seconda guerra mondiale, un carabiniere siciliano presta servizio come interprete sulle navi tedesche. Per diversi mesi è a bordo di un piroscafo che trasporta armi in zone di guerra in Libia, tra Tripoli e Bengasi. Rientrato in Italia, fino all'autunno del 1943 è di stanza a Napoli - dove assiste alle Quattro giornate che liberano la città dai tedeschi - e successivamente si congeda dall'Arma.