L'armistizio dell'8 settembre 1943 e gli eventi che ne susseguirono spingono l'autore ad avvicinarsi ai movimenti antifascisti, iniziando a frequentarne le riunioni clandestine e diventandone poi parte attiva, sia nelle azioni di disturbo all'interno della forza nemica che nell'attività propagandistica di informazione.
Un artigiano mobiliere ricorda l'infanzia e la giovinezza trascorse sull'Appennino Emiliano, tra fame e miseria ma circondato dall'affetto dei familiari. Presta il servizio di leva nel corpo degli alpini, e combatte sul fronte francese prima e albanese poi. Decide di non combattere dopo essere scampato allo scoppio di una bomba, e rientra in Italia grazie all'aiuto di un medico dell'ospedale di Valona.
L'autrice, quinta figlia di un'ex filatrice e di un cantoniere, descrive infanzia e giovinezza nelle campagne della provincia di Cremona. Per aiutare la famiglia in quel periodo di ristrettezze economiche impara il mestiere di sartina, mentre studia di notte e di nascosto. Allo scoppio della guerra le condizioni di vita della popolazione peggiorano, i tedeschi seminano il terrore, come gli squadristi che arrivano a "mettere ordine". Chi non aderisce al Partito non trova lavoro, o viene licenziato. Contraria a questo regime si mette in contatto con alcuni socialisti del Comitato di Liberazione Nazionale ed entra nella Resistenza. Incarcerata dopo un rastrella...
L'autrice presenta questo viaggio nelle vicissitudini della sua genealogia come una personale necessità "Per recuperare la memoria storica della mia famiglia e mia"; e nel rievocare le vicende famigliari rievoca anche le piccole e grandi vicende che hanno caratterizzato la quotidianità del nostro popolo nel corso del Novecento.