Un albanese racconta di essere arrivato una prima volta in Italia a quattordici anni per risolvere alcuni problemi di salute, rientrando poi in Albania. Tempo dopo lascia di nuovo il Paese di origine e con un viaggio durissimo attraverso i Balcani giunge in Italia, dove si stabilisce.
Trentaquattro anni di vita (1906-1940) ricostruiti nel dettaglio, grazie a una predisposizione innata verso la scrittura di sé che lo aveva portato a disseminare agende di appunti e fatti, ancor prima di concepire sistematicamente la scrittura di un diario. Una pratica che Marcello avvia in un momento delicato della storia italiana, poco più di un mese dopo l’ingresso nella Seconda guerra mondiale. Da quel giorno e per i successivi 48 anni (1940-1988) non rinuncerà più a raccontare in prima persona la sua traiettoria personale e quella della sua famiglia, di antica nobiltà napoletana, legata in modo profondo alle vicende del Paese. Il padre Giulio, eminente...
Un soldato romagnolo è in servizio in Croazia al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943, in seguito al quale viene fatto prigioniero dai tedeschi. Inizia così per lui un periodo durissimo, fatto di lunghe marce a piedi, privazioni, fame e freddo. Accetta di lavorare per i tedeschi, ma non di combattere al loro fianco, resiste in condizioni proibitive e dopo alcuni mesi si unisce insieme a un amico ai partigiani iugoslavi, tra le cui fila rimane fino al termine della guerra.
Un soldato fiorentino corrisponde con la famiglia durante la Seconda guerra mondiale, che combatte in diversi fronti dell'Europa orientale. Nelle sue lettere tranquillizza i genitori sulle sue condizioni di salute - buone pur patendo molto il freddo e i disagi della vita militare - e si informa di tutte le persone a lui care, dai fratelli agli amici.