Le disavventure di un giovane, reduce dalla sfortunata spedizione di ventimila famiglie italiane, mandate dal fascismo a popolare la terra di Libia. In Italia ci ritorna solo da profugo, affidato alle scarse cure di un regime ormai allo sbando. Solo nel 1955 troverà il lavoro e la quiete.
Storia di un militare combattente della seconda guerra mondiale
Umberto Ciprini
Un mezzadro diventato barista, racconta la sua guerra in Africa Settentrionale e poi la fuga dal Nord Italia, dove la resa del 1943, l'aveva sorpreso, addetto alla difesa di Torino al fianco dei tedeschi.
Figlia di italiani residenti in Libia, vicino a Bengasi, perde la madre a otto anni, nel 1941. Dopo l'invasione degli inglesi con il padre e cinque fratelli è costretta a trasferirsi prima a Tripoli, poi a Pantelleria e in seguito a tornare definitivamente in Italia, ad Agrigento. Costretta a fare da madre ai fratelli più piccoli cade fin da adolescente in depressione. Si trasferisce a Roma e sposa un giovane che le fa credere in un futuro migliore. La vita si accanisce ancora contro di lei, il loro unico figlio muore per una leucemia e rimarrà vedova ancora giovane.
Un anziano toscano, su suggerimento di amici, scrive, al computer, la memoria della propria vita andando, così, a comporre un album di famiglia ricco ed interessante che, grazie anche a fotografie e documenti, rende testimonianza di molteplici avvenimenti che hanno caratterizzato il novecento.
L'autore nasce il provincia di Modena nel 1919. Nel 1935, alla morte del padre, si iscrive al corso di motorista a Piacenza e il conseguimento del diploma determinerà il suo arruolamento militare in Aeronautica. Nel diario racconta della sua partecipazione alla guerra d'Inghilterra nel 1940 con azioni di volo con base a Saventhem (Belgio) dirette al bombardamento delle coste meridionali inglesi. Nel 1941 avviene il rimpatrio e nel luglio dello stesso anno viene trasferito in Libia e compie operazioni di volo a Tobruch. Il 22 marzo del 1942 coincide con il ritiro dalle operazioni di guerra e qui si conclude anche il diario.