Una famiglia sfollata in Abruzzo vive l'esperienza tragica di un bombardamento nel quale trovano la morte dieci dei suoi membri tra i quali cinque bambini.
Dall'infanzia di girovago dietro la compagnia teatrale dei genitori alla perdita del padre e, dopo la guerra, l'emigrazione in Venezuela. Poi, il ritorno in Italia con un gruzzolo che gli permetterà di ricominciare a vivere partendo dalla gestione di un cinematografo.
Sfollato con la famiglia nelle retrovie del fronte sul Garigliano, un giovane napoletano vive cinque mesi di spostamenti continui, prima di stabilirsi a Roma: memoria di una "quotidiana" sopravvivenza, possibile grazie alla disponibilità economica del padre, che aiuterà - tra l'altro - altri bisognosi. L'arrivo nella capitale segna la fine dell'abbruttimento e l'inizio di un ritorno alla vita civile, purtroppo segnata - un anno dopo - dalla perdita improvvisa del genitore.
Una vita segnata dal lavoro e dal desiderio di realizzazione, quella vissuta e raccontata da una pensionata laziale, emigrata in America con la famiglia: la scelta nasce dalla volontà di raggiungere un'agiatezza economica, difficile da concretizzare nell'Italia del dopoguerra, e di investire i guadagni nel paese natale. Da qui la costruzione di una villa in stile americano, appartamenti da affittare e campi coltivati, nella prospettiva di una operosità che non sembra non conoscere sosta.
L'autrice vive la sua infanzia turbata dalla depressione della madre e dalla temporanea separazione dei genitori. Si sposa con Luca, corteggiatore rifiutato dalla sorella ma non trova una situazione felice, anche economica. Ha due figli a cui pensare e un suocero quasi novantenne da accudire. Ma il dolore che prova alla morte improvvisa del marito spegne il risentimento nei suoi confronti, trasformandolo in una ideale vicinanza affettuosa che le dona nuova vita.