Un uomo di modeste origini nato negli anni Venti, a quindici anni emigra in Libia con la famiglia, restandovi fino al 1942, quando viene rimpatriato. Chiamato alle armi all'inizio dell'anno successivo, è inviato in Albania e da lì, in seguito all'armistizio dell'8 settembre, deportato in Germania, internato e avviato al lavoro in miniera. Nel dopoguerra emigra in Argentina, dove qualche tempo dopo il suo arrivo lo raggiunge la moglie, sposata per procura. Nel 1952 rientra in Italia, ma i suoi spostamenti alla ricerca di lavoro proseguiranno anche negli anni successivi.
Un ufficiale bolognese viene fatto prigioniero dai tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Internato prima in Polonia e poi in Germania, cambia diversi campi di prigionia, rifiutando sempre l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Nei quasi due anni di privazioni, fame, freddo, grande è la nostalgia per i propri cari, ai quali rivolge continuamente il proprio pensiero. Compagno di prigionia di Giovannino Guareschi, viene rimpatriato nel settembre del 1945. Nonostante i rigidissimi controlli effettuati nei campi, riesce con alcuni compagni a nascondere una radio, beffando così i tedeschi fino al momento della loro sconfitta.
Un militare romagnolo viene fatto prigioniero in Grecia dopo l'8 settembre 1943 e internato prima in Germania poi in Polonia. Nel suo diario, iniziato pochi giorni dopo l'armistizio, racconta le drammatiche condizioni alimentari dei campi, il freddo, le privazioni e qualche avventura personale. Dopo anni trascorsi lontano da casa, viene rimpatriato nell'estate del 1945.
Un carabiniere toscano viene fatto prigioniero in Macedonia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e internato in Germania, dove è costretto al lavoro coatto. Sposato e padre di un bimbo, resta a lungo privo di notizie da casa e rivolge continuamente il pensiero ai propri cari, dai quali resta lontano fino all'estate del '45.