Trasferitasi nel 1934 da Napoli a Milano, una sarta racconta tutte le amare vicissitudini di una vita, vissuta sotto il peso di gravi carenze affettive.
Una memoria di vita militare di un ufficiale che, dopo l'armistizio, fugge dalla Jugoslavia e, giunto in Sabina, entra a far parte di una formazione partigiana, prima di essere richiamato dal Ministero della guerra. Coinvolto in un banale incidente, terminerà la sua esperienza con l'allontanamento dal servizio nel 1956.
Una fitta corrispondenza giornaliera racconta quattro anni di guerra che un soldato semplice è costretto a vivere fra continui spostamenti da una batteria all'altra. Dal Carso a Caserta (dove vivono i "beduini"...), finalmente "imboscato", alterna notizie di guerra a richieste di giornali, informazioni su parenti e racconti di numerosi incontri, sempre preoccupato per la censura e per gli affari di famiglia.
L'addestramento militare prima, e la campagna di Russia poi, sul fronte orientale, dove mantiene nodi ferroviari per l'afflusso e deflusso di gente e materiali fra la prima linea e le retrovie. Sfugge all'accerchiamento l'8 settembre e si unisce alla brigata Garibaldi. Racconta poi delle vicende migratorie in Venezuela e del ritorno in Friuli per assistere la madre malata.