Memoriale di un reduce dai campi di prigionia sovietici, che parla di Togliatti, di Robotti e della politica sovietica con l'animosità di un avversario naturale del comunismo.
Dalle colline della Versilia ai pozzi di petrolio rumeni, dai monti della Siberia ai campi di cotone del Turkestan; nella trascrizione fedele di una testimonianza orale ricca di termini dialettali, tutte le peripezie di un giovane e intraprendente contadino, caduto prigioniero dei russi. E un improbabile dialogo con Stalin.
All'indomani dell'8 settembre, dopo un inutile tentativo di raggiungere a piedi il confine italo-slavo insieme a un suo compaesano, un giovane mitragliere, fatto prigioniero e deportatato dai tedeschi, viene costretto al duro lavoro della miniera: sconfitta l'iniziale ostilità della popolazione civile e imparato il tedesco, sarà lucido testimone del crollo del Reich e del trionfo del'esercito alleato.
Un pensionato siciliano ricorda la terribile esperienza del settembre 1943: a Cefalonia scampò per caso all'eccidio dove morirono 9000 degli 11000 della divisione Aqui. Deportato prima in campi tedeschi e poi russi, nel 1945 rientra in famiglia. Ora dedica parte del suo tempo e i suoi ricordi ai giovani perché l'orrore non venga dimenticato.
Nel 1942 un giovane militare emiliano viene inviato sul fronte russo e fatto prigioniero poco tempo dopo. Sottoposto a lavoro coatto e lunghe marce tra un campo e l'altro, patisce freddo, fame e malattie. Nel 1946 riesce a scappare e dopo un faticosissimo viaggio torna finalmente a casa.