Lettere di rispettosa passione fra due fidanzati della buona società siciliana - lui era magistrato -, che si vedono solo da lontano, rivolgendosi cenni di saluto, fino ai progetti per il matrimonio, con la descrizione della casa di Pachino dove andranno ad abitare.
La solidarietà che segna la sua infanzia, accompagna un ex agente libraio anche nel lavoro: a contatto con acquirenti diversi, si dimostra ascoltatore attento delle loro storie di vita. In uno scatolone fotografie e vecchi scritti tessono le fila dei ricordi familiari e lavorativi.
Trascorsa l'infanzia a Pachino si trasferisce, diciottenne, in Libia dove la madre già viveva. Qui viene chiamato alle armi e nella battaglia di El-Alamein subisce varie ferite causate dallo scoppio di mine. Ricoverato all'ospedale di Napoli e in seguito a Roma affronterà svariate operazioni. Ristabilitosi dalle ferite, abiterà con la madre a Roma sotto l'occupazione tedesca. A guerra finita aprirà un negozio di sartoria, fino a che non entrerà a lavorare al Ministero delle Finanze.
Ibrahim è appena nato quando la sua famiglia scappa in Costa d'Avorio per sfuggire alla guerra. Al termine del conflitto i Jalloh tornano a casa, ma poco tempo dopo la famiglia si separa di nuovo per motivi economici e la madre di Ibrahim va a vivere in Guinea dai genitori. Quando la donna si ammala il marito la raggiunge ma dopo la sua morte non ha soldi per tornare a casa. Dalla partenza del padre, il ragazzo è rimasto con la sua seconda moglie, con cui non va d'accordo perché gli preferisce i propri figli. Ibrahim matura dunque la decisione di lasciare la Liberia e dopo aver attraversato il deserto giunge in Libia. Qui è vittima delle violenze degli Asma...
L'autore è nato nel 1960 in un paesino della provincia di Siracusa. Emigra in Canada dove si occupa di agricoltura. Racconta un breve periodo della sua infanzia in cui rievoca la vita in famigli, i giochi con i compagni e le avventure di paese.