L'autrice vive a Verona con la figlia e scrive lettere al marito, che lavora fuori, perchè mandi i soldi per il mantenimento della famiglia. E' avvilita e lo rimprovera perchè pur lavorando non riesce a far fronte alle spese, intimando pure di far scrivere da un avvocato. Il coniuge risponde chiedendo fiducia e rassicurandola sul suo affetto e la sua buona volontà.
Un venticinquenne romano, già sposato e padre di una bambina, il 28 maggio 1940 viene richiamato alle armi e inviato prima sul fronte francese e poi in Grecia. Dopo una malattia spera nel congedo, invece è spedito con il battaglione Vicenza sul fronte russo. Qui viene fatto prigioniero e condotto, attraverso marce estenuanti al gelo, in vari campi russi fino all'Asia. Si ammala di TBC, si salva miracolosamente fino al rientro in Italia nell'agosto 1945.
Per affrontare una malattia alimentare della nipote un panettiere romagnolo decide di raccontare la propria vita, resa difficile dalla povertà, dove il pane era il bene più prezioso.
L'autore nasce a Cervaro (FR) nel 1952. Per il lavoro del padre, impiegato dell'Agip, la famiglia è sottoposta a numerosi trasferimenti e l'infanzia di Aristide trascorre tra spostamenti e soggiorni a casa dei nonni materni o paterni. Si laurea in Medicina e esercita la professione in un Ospedale Pubblico. Il racconto rievoca queste varie vasi della sua vita allargandosi al contesto delle trasformazioni sociali dell'Italia dal Dopoguerra agli Anni Settanta.