Nella Lombardia austro-ungarica, in piena Restaurazione, l'amministratore di una fiorente azienda agricola scrive al suo datore di lavoro, un conte veneto residente a Milano, informandolo sull'andamento dell'agricoltura e sulla vita di campagna. Dalle lettere emerge un'illuminante spaccato della società rurale del tempo.
Un discendente di un'importante famiglia di imprenditori brianzoli rivive i luoghi e i personaggi della propria fanciullezza trascorsa in un ex convento, prestigiosa dimora dei suoi genitori, dove l'eco della guerra lontana si avvertiva appena.
Le memorie di un pensionato che ha molto vissuto: da pastorello a mezzadro, da militare a elettricista, una vita segnata prima dall'amore per la campagna e per i lavori agricoli e poi dal rimpianto di averli abbandonati per trasferirsi in città.