L'Autore scrive appunti durante la prigionia (1943-1945). Dopo la liberazione, in attesa del rimpatrio, ne fa un diario (1945). Quaranta anni doporiordina tutto in una memoria in cui racconta lo sbandamento dopo l'8 Settembre 1943, la sua cattura a Firenze e la deportazione in Germania. Gli stenti, la fame, il freddo, i pidocchi e il lavoro, presso una filanda prima e un'officina poi. Infine la liberazione, per mano degli Americani, il 16 Maggio 1945.
L'improvviso passaggio verso la maturità, è segnato, nella memoria di un pensionato milanese, dall'adesione al movimento partigiano e dalla deportazione in Germania. Sfuggito alla condanna a morte perchè ancora adolescente, vive l'incubo del lavoro forzato, dell'abbruttimento fisico e morale. Poi, con due compagni, la rischiosa fuga verso il confine con l'Italia, dove torna ancora diciassettenne ma già uomo.
Nel 1943 un tecnico delle ferrovie viene mandato da Firenze a Messina: così scrive un diario dove annota il pericolo giornaliero per le bombe, le fughe nei rifugi e la paura. Tornato a Firenze le cose non cambiano, anzi, viene catturato dai tedeschi e solo con la fuga sfugge alla deportazione: negli ultimi mesi prima della liberazione deve sfollare a Grassina, dove la ricerca del cibo diventa la priorità. Quest'ultimo periodo è quello che descrive nelle pagine finali anche il figlio, all'epoca dodicenne.