D'inverno, nelle stalle, quando comincia la tradizione dei "filò",zio Obe inventa, racconta, stimola, con domande sulle credenze religiose o meno. Superstizione e bigottismo, fantasmi e scherzi accompagnano il sesso serpeggiante nella promiscuità del buio notturno, tra miseria e voglia di vivere.
Il ricordo di un'infanzia e giovinezza fatta di fame e miseria, ma anche di giochi e passatempi con i coetanei e soprattutto dei vari espedienti per riempire la "pancia vuota", specialmente durante la guerra.
Nata in una famiglia povera e numerosa, l'autrice racconta le tradizioni che hanno accompagnato la sua infanzia in tempo di guerra, ma soprattutto la miseria, l'arrangiarsi, le malattie, le brutalità dei fratelli maggiori. A quattordici anni è operaia per la casa di moda Spagnoli, la madre muore di ictus, il tanto amato fratellino minore, epilettico, viene ricoverato in manicomio. Ancora oggi soffre nel ricordo di quegli avvenimenti.
Un siciliano emigrato in Australia ritiene che la depressione che ha colpito la moglie, sia causata da "invidia o gelosia". Dopo vari tentativi affidati a diversi guaritori, sarà un medico psichiatra a curare la donna e a farle ritrovare serenità assieme alla famiglia.
Una pensionata genovese rievoca l'infanzia durante e dopo la guerra, i ricordi si estendono ai suoi famigliari, alla città, alla vita sociale, alla scuola, al lavoro nell'azienda del padre.