Un'impiegata, ora in pensione, racconta in una memoria i diciotto anni trascorsi, dopo la seconda guerra mondiale, nel quartiere delle case operaie di Foligno. L'autrice rivive e dipinge quel mondo perduto di povertà, amicizia e solidarietà del dopoguerra.
Per una crepa troppo ampia non passa alcuna meraviglia
Silvana Maria Baldini
Una donna decide di ridare vita all'orto giardino della casa di famiglia, situata in un paesino toscano. In un diario - che prende avvio con l'inizio dei lavori e prosegue per un anno - racconta le diverse attività svolte per restituire bellezza a uno spazio antico, vivo nel suo ricordo e in quello dei paesani, un luogo che desidera sia non solo per sé ma per l'intera comunità.
L'autrice presenta questo viaggio nelle vicissitudini della sua genealogia come una personale necessità "Per recuperare la memoria storica della mia famiglia e mia"; e nel rievocare le vicende famigliari rievoca anche le piccole e grandi vicende che hanno caratterizzato la quotidianità del nostro popolo nel corso del Novecento.
Per contrastare la solitudine scaturita dell'isolamento imposto dalle norme contro la pandemia, nove donne, facenti parte del gruppo "Libri...amo", sostituiscono gli ormai impossibili incontri di lettura ad alta voce con una forma di corrispondenza tramite WhatsApp o e-mail: su suggerimento di una di loro iniziano a scrivere "raccontandosi" reciprocamente col fine di condividere ricordi ed emozioni. Insieme al vissuto di queste signore, emerge un interessante affresco della cultura sarda ed il risultato è un testo fresco e di piacevole lettura.