[...] Il biglietto qui unito mi venne lanciato dal balcone
Ida Nencioni
Una donna settantenne, affetta da gravi turbe psichiche, annota con sconvolgente purezza i piccoli eventi quotidiani della vita nelle case popolari milanesi e delle sue degenze ad Anghiari e nel manicomio di Arezzo: una testimonianza aspra del calvario a cui erano sottoposti in certi istituti i malati di mente. Dopo l'approvazione della legge 180 è seguita a domicilio dal Servizio Igiene Mentale di Sansepolcro e, chiusa nella sua "casa - scatolino", scrive anche le proprie memorie d'infanzia.
Un giovane timido e introverso, si unisce, negli anni Settanta, a gruppi di sinistra collaborando in attività di volantinaggio e picchettaggio. In seguito a collasso nervoso è costretto a varie cure, e si aggrava in lui uno stato depressivo che lo porta a diffidare di tutti, sentendosi spiato e perseguitato. Usciere in un ente pubblico, riesce a laurearsi nel 1990, ma le sue condizioni psichiche hanno continue ricadute.
Una giovane donna scrive di sé e della sua depressione, descrivendo nei dettagli le sofferenze e le difficoltà nei suoi rapporti con i genitori e il marito. Lo scritto è occasione per riflettere su pregiudizi che circondano una patologia, che presenta ancora molti lati oscuri.