Nella Lombardia austro-ungarica, in piena Restaurazione, l'amministratore di una fiorente azienda agricola scrive al suo datore di lavoro, un conte veneto residente a Milano, informandolo sull'andamento dell'agricoltura e sulla vita di campagna. Dalle lettere emerge un'illuminante spaccato della società rurale del tempo.
Le memorie di un pensionato che ha molto vissuto: da pastorello a mezzadro, da militare a elettricista, una vita segnata prima dall'amore per la campagna e per i lavori agricoli e poi dal rimpianto di averli abbandonati per trasferirsi in città.
Una contadina del mantovano racconta la propria vita a partire dall'infanzia, parlando soprattutto della famiglia e del lavoro in campagna. La morte dell'amato marito in un incidente stradale la segna profondamente e la scrittura la aiuta a superare il dolore. Parte della scrittura è in dialetto e il testo comprende anche alcune poesie.
Estremi cronologici
Inizio presunto: 1910-1919
Fine presunta: 1990-1999